Ciò che conta maggiormente in un prestito è il tasso di interesse. Nella guida ai prestiti già se ne è accennato, e più in dettaglio se ne parlerà ancora, ma qui vogliamo entrare più addentro all’argomento ed esaminare un po’ più da vicino quali sono i tassi di interesse che riguardano i prestiti.
Ma prima, voglio rivolgermi a chi, immagino, sia incappato in questa guida: questo qualcuno si troverà nella difficile situazione di dovere chiedere un prestito, altrimenti non starebbe qui a leggere per diletto; a questo qualcuno sarà capitato di vedere pubblicizzata una particolare offerta di prestito e su quella un bel TAN in grassetto seguito da un numero in percentuale: “sì, ma che è?”, mi immagino si sia chiesto questo qualcuno tra sé e sé. Ma non ha osato chiederlo a nessuno ad alta voce, per paura di essere tacciato di ignoranza.
Bene, allora: chiunque siate voi che state leggendo questa guida, che avete superato, o state superando, solo per il fatto di essere qui a leggere, il pregiudizio di essere etichettati “ignoranti” ed esclusi dalla società perché non sapete cos’è il TAN e avete avuto il coraggio di venire a documentarvi, vi dico che è meglio imparare le cose da chi non ha interesse a vendervi un prodotto commerciale, come me che scrivo, che impararle da chi, invece, fa proprio quel mestiere.
Detto questo, andiamo avanti.
Significato TAN
Il tasso di interesse, accenno qui per intenderci, è quel “di più” che costituisce il “tornaconto, convenienza, vantaggio, motivazione o profitto di un’azione” (definizione di “interesse” tratta dal vocabolario on line della Farlex), che dà alla banca il motivo per commercializzare prodotti quali il prestito (come anche il mutuo e qualsiasi forma di investimento): laddove c’è un ente erogatore, un cliente e una somma erogata, a guadagnarci deve essere sempre il primo; è una legge di mercato: se così non fosse, i prodotti finanziari non avrebbero ragion d’essere.
TAN è un’acronimo e sta per Tasso Annuo Nominale.
Possiamo senz’altro affermare che il TAN rappresenta il tasso di interesse più semplice al quale si può fare riferimento: rappresenta iltasso di interesse maturato in un anno dalla somma del capitale.
Il tasso annuale viene calcolato sul capitale residuo, cioè sul suo ammontare effettivo alla fine di ogni anno, ed è chiaro che sarà minore di anno in anno, poiché minore sarà l’importo del capitale, decurtato delle rate già pagate durante l’anno.
Si parla di “tasso di interesse puro” applicato ad un prestito, è espresso in percentuale e serve, appunto per calcolare l’importo effettivo delle rate.
Esiste, però, anche il caso che la durata della restituzione del prestito (piano di ammortamento), sia superiore al periodo di tempo per il quale il tasso di interesse viene conteggiato: si parla in questo caso di “tasso composto”. Vengono qui calcolati nel calcolo del tasso annuale degli interessi anche gli interessi parziali già maturati: gli interessi degli interessi, vale a dire.
Ma il TAN non rappresenta SOLO il tasso annuale di riferimento: è composto, infatti, anche dallo SPREAD
TAN e SPREAD
Fatta l’equivalenza:
TAN = Tasso di riferimento + SPREAD,
vediamo di individuare in cosa consiste quest’altro elemento, che contribuisce a rendere l’operazione prestito “vantaggiosa” per l’istituto erogatore.
La parola inglese “spread” in italiano la tradurremmo con “scarto” o “margine”: si tratta di quella percentuale che ogni banca aggiunge al capitale finanziato, quale proprio guadagno.
Abbiamo già detto che se non ci fosse un guadagno per gli istituti che erogano i prestiti, i prodotti finanziari non avrebbero ragion d’essere, dal punto di vista economico. Lo spread, quindi, per tornare alla definizione di “interesse”, è esattamente quel “profitto” chiaro e tondo, che ogni banca o istituto di credito trae dal commercializzare prodotti finanziari come il prestito; il “margine” di guadagno che spetta all’ente erogatore, se vogliamo.
Lo spread, espresso anch’esso in percentuale, solitamente oscilla tra lo 0,5% e il 2% e viene applicato al capitale finanziato, ma, come detto, ogni banca fissa una sua quota, in base anche al tasso di riferimento di mercato: Euribor per i tassi variabili, Eurirs per i tassi fissi.
Lo SPREAD
Facciamo una breve “zoommata” su questo nuovo termine in cui ci siamo imbattuti.
Abbiamo detto che lo SPREAD rappresenta il vero guadagno dell’istituto finanziario che eroga un prestito; citeremo nel paragrafo successivo le leggi che regolano i tassi di interesse, per evitare il rischio che ogni istituto stabilisca dei tassi a “sua misura” per il preciso scopo di guadagnare sui clienti (operazione illegale, che si chiama “usura”).
Lo Spread, quindi, si basa sui due tassi che ho citato sopra. Definiamo cosa sono Euribor e Eurirs: si riferiscono al “prezzo del denaro”, che ha in Europa una sua quotazione ; il prefisso “Eu-“ , del resto, ci fa capire che si tratta di norme valide per le grandi banche appartenenti all’area EUropea, e non più stabilite da singoli istituti regionali: sono riferimenti che possono essere utilizzati come indicatori del costo del denaro, da cui poi le decisioni della BCE (European Central Bank).
Naturalmente, a questi riferimenti, poi, ogni istituto aggiungerà quel famoso”di più”, come abbiamo detto, che costituirà il suo ricavo.
Le leggi di riferimento sui tassi di interesse
La legge italiana si occupa di tassi di interesse a diversi livelli, al fine di evitare che l’ente che si propone di offrire un prestito a che ne ha la necessità, non approfitti della sua situazione di grande forza e vantaggio per poterlo sfruttare: per esempio, un tasso di interesse superiore al 150% costituisce un vero e proprio “tasso usuraio”.
Cito qui, invece, quei regolamenti che si riferiscono in particolare aitassi di interesse di cui abbiamo parlato:
– Testo Unico Bancario artt. 116/119, del marzo 2003;
– Legge n.108 del 1996;
Cito anche le seguenti norme più generali:
– la Legge che regola le norme sulla trasparenza delle operazioni bancarie e creditizie (art.154 del 1992);
– la Legge che rappresenta il Testo Unico Bancario (la n.385 del 1993);
– il Codice di deontologia in tema di crediti (legge n.300 del 2004);
– il Codice in materia di protezione sui dati personali, ovvero la tutela della privacy ( n.196 del 2003).
Scegliere il miglior prestito in base al tasso di interesse
In tutte le operazioni finanziarie, i tassi di interesse che vengono applicati vengono espressi obbligatoriamente per legge nel contratto, da parte degli istituti finanziari o banche.
Risulta essere facile e frequente imbattersi in pubblicità, che arrivano da qualsiasi mezzo d’informazione (volantini nelle cassette della posta o nei tergicristalli delle auto, email, spot televisivi e radiofonici), da parte di istituti finanziari, che propongono prestiti a condizioni vantaggiosissime.
Spesso, come richiamo per attirare il cliente ( e mi riferisco a quanto scritto in “premessa”), gli istituti reclamizzano tassi bassissimi, o, addirittura, “tasso zero”! Attenzione: il tasso di interesse zero può essere riferito solo al TAN, ma il TAN non è l’unico tasso di interesse che si applica ai prestiti.
Bisogna fare attenzione, dunque, quando ci si trova nella delicata posizione di dovere richiedere un prestito, e stare con gli occhi bene aperti non solo riguardo alle finanziarie in sé, accertandosi che siano autorizzate a compiere operazioni di commercio di denaro, ma anche ai tassi di interesse applicati.