Nel migliore dei mercati possibili il prezzo di un bene dovrebbe essere quello in corrispondenza del quale i costi sociali
di produzione equivalgono ai benefici sociali generati dall’utilizzo del bene stesso. Nei mercati reali, tuttavia, ciò di
norma non si verifica. Il prezzo, nella migliore delle ipotesi, è posto a quel livello in corrispondenza del quale i costi di
produzione sostenuti dall’impresa equivalgono al beneficio ritratto dal singolo acquirente.
Cosa significa? Che generalmente il prezzo di un bene o di un servizio non è quello in corrispondenza del quale si realizza l’ottima allocazione delle risorse, secondo quanto affermano gli economisti; in altre parole, si produce troppo di un
bene e troppo poco di un altro, rispetto a quanto sarebbe effettivamente richiesto dall’economia se i prezzi riflettessero effettivamente costi e benefici sociali.
É tecnicamente definita esternalità la parte, non ricompresa nel prezzo, di costi e di benefici sociali, quelli cioè che riguardano altri soggetti, individui o imprese, non direttamente coinvolti nella produzione o nel consumo del bene considerato.
La principale fonte di esternalità è per esempio l’inquinamento risultante da produzioni più o meno tossiche. Se un’industria produce prodotti chimici scaricando residui dannosi nelle acque di un fiume, causando per questa via moria di pesci e inutilizzabilità dell’acqua a fini di coltivazione, il costo sociale della produzione supera i costi sostenuti dall’azienda. Se tali maggiori costi non sono riflessi nel prezzo, si ha un cosiddetto fallimento del mercato. Si produrranno di conseguenza prodotti chimici in eccesso rispetto a quelli richiesti dalla società nel suo insieme.
Per contro, se i condomini decidono di ristrutturare il palazzo in cui abitano, aumentano i benefici dei passanti, che potranno godere della vista di una bella facciata, piuttosto che di una fatiscente e pericolante. In tal caso, poiché presumibilmente il prezzo non terrà conto di tali maggiori benefici sociali, verranno generalmente eseguite meno ristrutturazioni di quante la società nel suo complesso sarebbe disposta a richiedere.
Le esternalità rappresentano pertanto il principale fattore di disturbo nella migliore allocazione delle risorse. Costituiscono altresì la principale giustificazione all’intervento dello Stato nell’economia.
Esso, infatti, può prendere provvedimenti legislativi volti a innalzare i costi per le produzioni inquinanti, per esempio richiedendo alle imprese un corrispettivo per il diritto di inquinare.
Tali provvedimenti infatti non hanno altro effetto che quello di incorporare nei costi d’azienda almeno una parte dei costi sociali.