Una prima distinzione economica discerne fra chi domanda e cosa viene domandato. Chi domanda è sempre colui che
vuole acquistare; cosa, è ciò di cui necessita per soddisfare i propri bisogni.
Gli economisti inoltre svolgono un’ulteriore distinzione, a seconda che chi domanda sia un individuo ovvero un insieme
di persone e i beni domandati siano prodotti nazionali o meno.
Quando intendono riferirsi alla domanda globale di beni nazionali, usano il termine domanda aggregata: essa aggrega,
cioè somma, tutte le richieste di beni prodotti in una determinata economia.
La domanda aggregata è un concetto macroeconomico di estrema importanza, perché secondo una teoria che ha avuto
molto successo, la teoria keynesiana, è essa che determina il livello della produzione nazionale, ossia del reddito. In parole semplici, questa teoria asserisce che quanto più si acquista, tanto più si produce e, di conseguenza, tanto più si guadagna.
Ciò tuttavia non significa che, purché si mantenga alta la volontà di acquistare, tutti i desideri possano diventare realtà.
Esistono infatti dei vincoli che costringono la domanda entro determinati limiti, inceppano la produzione e interrompono quel magico processo che tramuta i prodotti in redditi. Accade così che la domanda aggregata, cioè la quantità di beni che si vogliono acquistare, superi spesso e talora sia inferiore alla quantità effettivamente acquistata (domanda aggregata effettiva).
Per consentire alla domanda aggregata di esprimere tutte le sue potenzialità, gli economisti ne hanno analizzato le componenti, al fine di comprendere quali sono i fattori che la spingono ora verso l’alto, ora verso il basso.
A tal fine, hanno in primo luogo distinto le diverse fonti delle domanda, rilevando che vi è una domanda di beni di consumo e di servizi da parte sia delle famiglie (consumi privati) sia della pubblica Amministrazione (consumi pubblici).
Vi è poi una domanda da parte delle istituzioni sociali private che sommata ai consumi pubblici dà l’aggregato dei consumi collettivi.
Gli economisti hanno inoltre individuato una domanda di beni di investimento da parte delle imprese e dell’Amministrazione Pubblica (investimenti) e una domanda proveniente dall’estero, che dà luogo alle esportazioni; d’altro canto si
sono resi conto che non tutti i beni domandati vengono prodotti all’interno di un’economia, per cui dal valore totale della
domanda, individuata nelle singole componenti qui menzionate, detraggono le importazioni, ossia il valore totale dei
beni domandati all’interno e prodotti all’estero.
Alla fine sono giunti al risultato di definire la domanda aggregata effettiva come la somma algebrica di consumi, investimenti ed esportazioni nette, pari queste ultime alla differenza, positiva o negativa, fra esportazioni e importazioni.
Ogni componente risponde a esigenze e influssi diversi ed è sottoposta a vincoli di differente natura; studiandone i
comportamenti, gli economisti cercano di suggerire i migliori accorgimenti di politica di bilancio e monetaria affinché
la domanda aggregata non subisca oscillazioni troppo forti e, possibilmente, cresca costantemente nel tempo.