Le circostanze qualitative sono tutti quegli elementi considerati nella valutazione del rating che sono afferenti alla qualità dell’azienda da finanziare. Come vedremo più avanti nel dettaglio, sono tutte caratteristiche che si riferiscono a come l’azienda si sia organizzata e come la stessa sia in grado di interagire con il mondo esterno, sia dal punto di vista economico che da quello puramente relazionale.
In realtà è il metro di valutazione su cui dobbiamo maggiormente concentrarci perché è il solo ad essere “influenzabile” in maniera soggettiva, e non dipendente da dati oggettivi. La valutazione quantitativa, che abbiamo appena visto, e quella andamentale, che vedremo dopo, sono infatti costituite da elementi che partono da dati oggettivi ed incontrovertibili, giacchè risultano dai bilanci o dai registri interni della banca; l’analisi qualitativa invece è un’analisi in cui si focalizza l’interazione dell’Impresa con il suo business, con la realtà economica e con il mercato nel suo complesso. E’ in buona sostanza la valutazione dell’idea imprenditoriale, della sua successiva applicazione e della funzione economica dell’azienda stessa.
Sono, queste, le uniche caratteristiche che possono venire commentate, interpretate in modo critico e soggettivo dalla banca, e gli forniscono le basi per definire al meglio il suo rischio di credito nel rapportarsi con il suo cliente. Vedremo infatti come punto focale di questa analisi non è tanto l’impresa nelle sue performance (come nella valutazione quantitativa) o l’impresa nel suo comportamento (come nella valutazione andamentale) ma piuttosto l’impresa come sistema organizzato di uomini e mezzi, coordinati dall’imprenditore per raggiungere un determinato fine.
Sono anche gli unici argomenti su cui ha un’importanza preponderante il “come” si presentano, rispetto al “cosa presentano”, infatti possiamo far pendere la valutazione a nostro favore dimostrando la nostra maggiore organizzazione e concentrazione sul business.
Dobbiamo sempre tenere presente il punto di vista bancario: La banca deve poter valutare la PD, la probabilità di default dell’impresa, che significherebbe perdere i suoi soldi.
I conti certo hanno un’importanza basilare, ed anche il suo modo di comportarsi con il sistema bancario, ma l’Imprenditore è il cardine attorno a cui tutto si muove e l’analisi qualitativa mira a capire proprio l’imprenditore ed il suo atteggiamento verso il business. Specie per la piccola impresa, l’essere considerati, indipendentemente dalla forma giuridica, un imprenditore o piuttosto un sistema economico, cambia infatti radicalmente il rischio credito e la percezione che la banca ha dell’Impresa. Il rischio per la banca sale se c’è un imprenditore, magari anche geniale, ma che accentra su di lui tutte le funzioni. Il rischio, al contrario, scema, se c’è un imprenditore semplicemente circondato da figure professionali che lo coadiuvano nella gestione dell’azienda.
Dall’improvvisazione vincente dunque si passa all’organizzazione vincente.
Organizzazione aziendale è strategia di gestione delle risorse, strategia del prodotto e dell’attività commerciale, è personale specificatamente impegnato ad un compito e non “tutto-fare” senza specifica specializzazione. Organizzazione è controllo e reciproco feedback di ritorno, è insomma una gestione totalmente differente e molto più sicura di quella situazione di “un uomo solo al comando” che, per una semplice influenza stagionale di quell’uomo solo, blocca l’operatività dell’azienda.
Vedremo anche che ha un valore il business nella sua essenza: E’ un business vincente, è correttamente proposto e commercializzato, è realisticamente realizzabile e gestibile dall’azienda, ci sono vantaggi competitivi assodati o si tratta di ricavare il proprio spazio togliendolo ad altri? Certo la banca non ha la palla di vetro, ma un mix di imprenditore e management con buona esperienza sul campo e vittorie alle spalle, è certamente meglio finanziabile di una new-entry che si inventa da zero un nuovo business con personale che il lavoro lo deve ancora imparare. Non è certamente un dato scolpito nelle tavole della Legge, ma un imprenditore vincente che apre un nuovo business, è sicuramente più finanziabile di uno sconosciuto senza esperienza.
Valuta inoltre il tipo di business, il suo rischio specifico e la sua realizzabilità dall’azienda stessa. Anche qui non è in grado di valutare se ci sarà o meno successo, ma solamente se può essere un’idea concreta o un ben sogno destinato a restare tale.
Entriamo insomma in quel campo dell’aleatorietà e della soggettività di valutazione, su cui un abile consulente finanziario riesce a costruire il successo dell’azienda. Certo, il nostro ufficio è composto da consulenti e questa frase può parere un tirare acqua al proprio mulino, ma questa è la verità, perché stiamo parlando di un argomento in cui l’esperienza di chi prepara la documentazione ed interagisce successivamente con la banca è essenziale, e nulla può essere lasciato al caso.
Una corretta valutazione qualitativa, può rendere finanziabile un’azienda o un’idea che, se ci si basa solo sull’analisi quantitativa ed andamentale , non lo sarebbe.
In questo caso l’intervento esterno fa la differenza, perché l’interazione con il sistema bancario è parlare un codice, un linguaggio a sé, che normalmente l’impresa non conosce, non per sua inedia o eccesso di sufficienza, ma solo perché l’ottica dell’impresa è profondamente diversa dall’ottica bancario, e il consulente esterno è specializzato esclusivamente nel trasformare in codifica bancaria ciò che l’impresa realizza o vorrebbe realizzare.