Oggi spieghiamo in cosa consiste un assegno insoluto.
Mediante il protesto, che è un atto pubblico, viene accertato in maniera molto formale davanti ad un notaio o di un ufficiale giudiziario, il mancato pagamento alla presentazione di un assegno in un istituto di credito. Risulta essere un’azione fondamentale per garantire alla persona che ha presentato l’assegno per l’incasso, nei tempi utili stabiliti dalla legge, e non sia stato pagato causa mancanza di fondi sul conto corrente.
Egli potrà, tramite il protesto, rivalersi per vie giudiziarie su chiunque abbia eseguito una girata, e in questo caso si chiamerà azione di regresso, ma anche nei confronti di chi ha garantito per tale somma mediante l’avallo. Ricordiamo che con il termine tempo utile ci si riferisce ad un numero massimo di giorni per l’incasso della somma, dopo i quali l’assegno stesso può essere revocato da chi l’ha emesso. Parliamo di otto giorni se l’incasso è presentato nello stesso comune in cui ci è stato consegnato, altrimenti il termine passa a quindici giorni massimi.
Spesso gli assegni vengono restituiti con su scritto insoluto, e vicino si indica il codice 20 che determina la mancanza di fondi sul conto.
Le banche si arrogano spesso il diritto di decisione sull’avvio di un protesto o meno, quando si tratta di assegni diretti, anche se presentati entro i termini stabiliti per legge. In buona sostanza, il soggetto che ha emesso un assegno scoperto non viene protestato ma iscritto solamente nel registro della centrale bancaria dei rischi e dei cattivi pagatori per sei mesi.
Dopo questo sarà libero di aprire un conto corrente in un altro istituto. Il protesto dovrebbe proprio servire per tutelare i soggetti che si ritrovano ad essere pagati con assegni scoperti, ma non sempre viene avviato.
Le banche si difendono dicendo che appunto, il mancato avvio del protesto non va a ledere in alcun modo la persona che si è vista restituire i titolo come insoluto. In genere gli istituti tendono a proteggere i clienti di una certa importanza e per poca trasparenza nei confronti dei traenti, e quindi spesso si difendono in questo modo quando vengono accusati di non aver portato avanti un’azione di protesto.
Le conseguenze per aver emesso un assegno che poi viene protestato, sarà l’iscrizione al CAI, centro allarme interbancario, e tutta una serie di trafile giudiziarie atte a restituire la somma dovuta al beneficiario.