La ristorazione è un’attività che non conosce crisi, avendo comunque segnato un calo di fatturato in termini globali, e in particolare l’attività di catering è sempre richiesta, per manifestazioni, feste, eventi, presentazioni e via dicendo. Vediamo quindi quali sono i passaggi fondamentali per aprire un catering in modo da comprendere se possa essere un tipo di investimento che fa al caso nostro o meno.
Prima di tutto con confondiamo catering e banqueting, mentre il primo cura organizzazione e somministrazione di cibo, a sua volta preparato in proprio o da terzi, il secondo organizza in genere tutta la cerimonia o l’evento. Non è infrequente dunque trovare aziende di banqueting che si occupando anche del catering, e da qui nasce la confusione sui termini. La distinzione è invece importante visto che il catering ha una struttura e di conseguenza anche un costo di apertura molto più contenuto rispetto al banqueting. Il banqueting deve comprendere i tavoli, le sedie, le tovaglie, i servizi di piatti e di posate, oltre che i camerieri, gli addetti lavaggio e via dicendo, tutte figure che non importano invece al catering che unicamente si occupa della fornitura del cibo. Neanche a dirlo, il fatto che il cibo venga prodotto in proprio o acquistato da terzi, oltre che a avere un impatto sugli utili dell’azienda, che saranno maggiori nella produzione in proprio, cambia a sua volta l’investimento richiesto per aprire un catering oltre che la procedura.
Infatti se si produrrà il cibo in proprio bisognerà attrezzare un locale a uso cucina, rispettando tutte le prescrizioni dell’ASL oltre che possedere le relative abilitazioni professionali o avere alle proprie dipendenze personale che le possieda. Consideriamo comunque che all’interno di una azienda di catering la percentuale di fatturato relativa alla preparazione dei pasti è di circa il 35%, quindi importante ma non essenziale. Questo significa che una produzione dei pasti in proprio permetterà di spuntare qualche punto percentuale di utile in più, ma se si volesse partire con una struttura leggere, acquistando il cibo da terzi, è comunque possibile, limitando in tale modo quello che è la necessità di denaro richiesta per aprire un catering. Va poi detto che pensare a un catering con produzione di cibo comporta il prevedere fin dall’inizio una assunzione di una dimensione medio grande per ammortizzare i costi della cucina su quante più porzioni possibili, fatto che invece è evitabile se non possediamo cucina, non avendo il rischio di deperimento cibo e non dovendo pagare materiali e dipendenti anche se non abbiamo ordinativi.
A livello burocratica, per aprire un catering avremo bisogno di denunciare l’inizio attività al comune nel quale abbiamo stabilito la sede dell’azienda e, del caso, rispettare ulteriori maggiori richieste che il comune potrebbe aver previsto, e che possono variare da comune a comune. Per questo nella scelta del locale ove insediare la sede dell’azienda a volte è bene effettuare un confronto tra più comuni, magari limitrofi, al fine di determinare quello che richiede meno burocrazia.
Va poi richiesta alla ASL l’autorizzazione sanitaria per i locali, che dovranno avere comunque superficie superiore a venticinque metri quadrati, e una speciale autorizzazione per la cucina, qualora avessimo deciso di produrre in proprio il cibo.
Ovviamente prima ancora di iniziare l’attività, trattandosi comunque di attività che ha a che fare con il maneggio di alimenti, si dovrà aver effettuato presso la Camera di Commercio l’apposito corso per la somministrazione si bevande e cibi nonché possedere un diploma di scuola alberghiera o requisiti professionali come l’aver lavorato per almeno due anni presso aziende del settore. Così come il titolare, anche i dipendenti che maneggeranno cibo dovranno aver effettuato il corso in Camera di Commercio.
Infine si dovrà effettuare l’iscrizione INPS e INAIL di collaboratori e titolare dell’azienda nonché iscrivere l’azienda al Registro delle Imprese, istituito sempre presso la Camera di Commercio, e possedere la Partita IVA necessaria.