L’incentivo all’esodo è una pratica molto diffusa nei rapporti di lavoro in questo periodo di crisi economica. Infatti, molte aziende chiedono, con questa forma, che il dipendente si dimetta dal proprio lavoro ricevendone in cambio un compenso in denaro a parziale risarcimento.
L’incentivo all’esodo è previsto come aggiunta al TFR e può essere pagato dal datore di lavoro in un’unica soluzione o a rate. In ogni caso, l’incentivo all’esodo viene considerato un reddito aggiuntivo soggetto a una tassazione diversa rispetto al TFR e va inserito nella dichiarazione dei redditi del dipendente per quell’anno a livello fiscale. Se il datore di lavoro decide di pagare a rate, naturalmente dovranno essere valutati eventuali interessi applicati al pagamento diluito.
L’incentivo all’esodo non è una costrizione, entrambe le parti devono essere d’accordo. L’incentivo all’esodo corrisponde mediamente ad una mensilità del dipendente, ma esistono fattori che possono incidere sul suo graduale aumento, parliamo di esistenza di figli a carico, anzianità del lavoratore che lo costringerebbe a uscire dal mercato del lavoro, l’anzianità aziendale ovvero per quanto tempo il lavoratore ha prestato servizio presso l’azienda, la base stabilita dalla legge in materia di incentivo all’esodo.
L’azienda è tenuta a pagare l’incentivo entro e non oltre il mese successivo dal termine del contratto di lavoro con il dipendente. Questo risulta molto importante per quanto riguarda le pratiche. Il contratto non è semplicemente una scrittura privata tra le parti, ma per la sua validità è necessaria la registrazione presso la Commissione Paritetica Istruita dagli Enti Bilaterali preposti a questo tipo di pratiche.
L’incentivo non viene conteggiato per un’eventuale pensione, ma attenzione, eventuali somme in più date al lavoratore per gratifiche o per un importante ruolo svolto all’interno dell’azienda sono invece inserite a livello previdenziale all’INPS. Oltre all’incentivo all’esodo, esistono altre forme per lo scioglimento consensuale del contratto di lavoro che non vanno corrisposte a fini previdenziali all’INPS, come le forme di prepensionamento e la fine dei contratti a breve termine senza rinnovo.
L’unica tassa che dovrete pagare sull’incentivo all’esodo è l’IRPEF, da versare all’Agenzia delle Entrate. Per qualsiasi informazione, visitate il sito dell’Agenzia delle Entrate o rivolgetevi ad un consulente del lavoro.