In Italia più di 3 milioni di persone di ogni età frequentano una piscina. In estate ed inverno. Il momento è propizio per lanciarsi nel business. Buone notizie anche per chi vuole realizzare un’impianto all’aperto e lavorare d’estate.
Le occasioni migliori si hanno in provincia o in periferia per aprire piscine sfruttabili tutto l’anno grazie a coperture telescopiche. In inverno si organizzano corsi di nuoto e sub, acquagym, corsi per gli over 60 o mamme in attesa, mentre nella bella stagione le piscine si trasformano in centro divertimento per giovani e famiglie.
Nelle grandi città la concorrenza delle strutture pubbliche e degli impianti privati, che interessano sempre di più anche gli investitori esteri che operano nel mondo del fitness, rischia di compromettere il successo, a meno che non si riesca a offrire un’ampia varietà di attività acquatiche a prezzi competitivi e in strutture di prima qualità.
La grandezza giusta per un impianto natatorio coperto? Dipende dal tipo di gestione che si pensa di attuare. Se ci si avvale completamente di personale esterno (istruttori, assistenti bagnanti, segretarie, addetti alle pulizie), al di sotto di una vasca da 20 metri x 10, le entrate rischiano di non coprire i costi. Viceversa, se si può far conto sul lavoro di famiglia o tra soci (frequenti sono le formule cooperative), rende bene anche una vasca più piccola.
In tutto, tra spogliatoi, docce, ingresso/reception, ci vuole una struttura da 500-600 metri. Molto più grandi invece gli spazi per le piscine all’aperto, che dovrebbero prevedere anche una vasca gioco per bambini con angolo idromassaggio per le mamme, la piscina per adulti, solarium con lettini, bar-ristorante e un po’ di spazio verde intorno. Indispensabile il parcheggio, meglio se gratis. Una piscina coperta 25 m x 10, ben posizionata, può contare già dal primo anno su 1.000-1.500 persone che si iscrivono e che in totale realizzano 30-50.000 presenze, in base al bacino d’utenza.
Le tariffe medie vanno da 6 a 10-12 euro e generano un fatturato intorno ai 300/400 mila euro (con la possibilità di prevedere anche la vendita di spazi pubblicitari e accessori per il nuoto). Nelle piscine all’aperto l’ingresso può superare, nei club più prestigiosi, i 20-30 euro, senza poi contare il servizio di bar e ristorante, preziosa fonte di guadagni.
Nel giro di pochi anni, inoltre, grazie al passaparola e alla pubblicità, i ricavi potrebbero crescere oltre il 50%.
Ma quali sono i costi per la gestione di un impianto natatorio? Il personale è la voce che può incidere di più, anche la metà.
Un istruttore di nuoto costa circa 15 euro l’ora, qualcosa di più l’insegnante di acqua gym, 10 euro orari per l’assistente ai bagnanti obbligatorio per legge: si parla così di cifre che vanno da 70 a 100.000 euro. Inoltre servono una segretaria/cassiera e un addetto alle pulizie, per altri 20-25.000 euro annui. Costano cari anche il riscaldamento della vasca e spogliatoi, i consumi di acqua e l’elettricità: in tutto tra i 30.000 e i 50.000 euro l’anno.
In più, ci vogliono qualche migliaia di euro per disinfettanti e prodotti chimici, 10.000 euro per le assicurazioni, commercialista, materiali di consumo e pulizia.
Ma allora conviene aprire una piscina? Secondo gli addetti ai lavori, il guadagno può superare i 150.000 euro (lordi), già dal primo anno. Certo l’investimento iniziale si fa sentire: per una vasca 25 x 10 ci vogliono almeno 200.000 euro (escluse opere di urbanizzazione). Stessa cifra, da aggiungere, per spogliatoi docce e altri 200 mila per la copertura telescopica. In soldoni si parla di 600 mila euro.
Le cifre salgono al crescere della dimensione dell’impianto e tanto più se si vuole ottenere l’omologazione dalla Federazione Italiana Nuoto per svolgerei campionati e manifestazioni con tribune spettatori. In tal caso però i ritorni di immagine sono garantiti.
Infine, ecco una bella notizia per chi non ha capitali da investire: nelle grandi città, sono sempre di più le amministrazioni comunali che danno in gestione le piscine di nuova costruzione.