Il tasso di interesse variabile viene calcolato ogni sei mesi, poiché è composto dallo spread (cioè dal guadagno della banca sull’operazione di mutuo) che è generalmente fisso e dall’Euribor, che viene ricalcolato appunto ogni sei mesi e che aumenta in relazione all’inflazione.
Dato che, con la crisi, l’inflazione (cioè il costo del denaro) è aumentato a vista d’occhio, molti sono contrari alla scelta del tasso variabile, perché questo aumenta vertiginosamente l’importo della rata da una mensilità all’altra. Questo suggerimento è sicuramente valido per chi accende adesso un mutuo: paga un po’ di più, ma è assicurato sull’importo della rata.
Chi, invece, ha già un mutuo a tasso variabile, può mitigare questo risultato in due modi: il primo è sicuramente riducendo la durata del piano di ammortamento con una procedura di surroga (pagheremo di più di rata, ma il mutuo verrà estinto prima, facendoci pagare meno interessi rispetto al tasso fisso), oppure possiamo richiedere un piano di ammortamento alla francese (presente in moltissime proposte di mutuo) che ci renda la rata costante nonostante il tasso di interesse elevato nell’ultimo periodo.
In questo modo, potremo sfruttare i tassi di interesse più vantaggiosi rispetto al tasso fisso con una sicurezza pari al fisso.